Il corona virus alle Canarie

Alle Canarie il Corona virus ha fatto la sua comparsa alcune settimane fa nell’isola de La Gomera, dove un turista tedesco era stato riscontrato positivo al virus, quindi immediatamente isolato insieme ai familiari, e alla fine dimesso guarito senza complicazioni.
Recentemente si sono verificati altri casi: il più importante ad Adeje, Tenerife dove un intero hotel è stato posto in quarantena dalle autorità sanitarie a causa della positività di un medico italiano proveniente dalla zona rossa italiana, di sua moglie e di altri due conoscenti.
Un altro recente caso è stato registrato nuovamente a La Gomera dove una donna, che aveva visitato l’Italia dal 4 al 8 di Febbraio, è stata riscontrata positiva e quindi posta in quarantena all’ospedale dell’isola.
Allo stato attuale tutti i casi positivi riscontrati non hanno avuta alcuna complicazione, salvo i sintomi tipici di una banale influenza e in altri casi assolutamente senza sintomi.

I CONTROLLI E COME VENGONO FATTI

Il governo di Spagna e di conseguenza il governo canario, attuano una politica di grande trasparenza sulla situazione contagi e sui risultati delle analisi. Ogni singolo controllo, eseguito con tampone, viene controllato sia dai laboratori locali, sia dal laboratorio di riferimento per la Spagna, il centro nazionale di microbiologia dell’Istituto sanitario Carlos III di Madrid.
Chiunque venga trovato positivo viene ricoverato, viene ricostruita una storia degli eventi a rischio (incontri e frequentazioni del paziente) e condotta quindi un’indagine discreta nell’intento di non generare allarmismi.

NIENTE PANICO

In una emergenza (che per ora ripetiamo non esiste) di tipo sanitario, sono fondamentali alcune procedure che possano in ogni modo evitare che le informazioni vengano sovrastimate creando panico o sottostimate creando indifferenza. Proprio per questo in Spagna e alle Canarie si verificano queste condizioni:

  1. La priorità: le indagini sanitarie hanno un rigido protocollo di priorità. I pazienti che già sono in cura per altre patologie non devono in alcun modo essere posti a rischio sia di contagio, sia di essere trascurati per eventuali emergenze che si venissero a creare. Il personale sanitario viene istruito a gestire queste emergenze e dotato del necessario materiale sanitario.
  2. Le procedure: in Spagna e alle Canarie la disciplina nella gestione delle emergenze è rigida. Esiste un organo centrale (equivalente all’italiano Istituto Superiore di Sanità) e tutte le strutture (cliniche, ospedali, ambulatori, ecc.) devono eseguire le istruzioni impartite. In nessun caso un singolo governatore quale sindaco, ecc. può arrogare a sé i diritti per prendere misure in antitesi con la direzione sanitaria nazionale. Non esistono deroghe e chi contravviene viene allontanato per poi essere perseguito penalmente. Questa regola serve per non creare disorientamento nella popolazione generato, vedi l’esempio Italia, da regioni che agiscono per conto proprio ed attriti tra governo, medici, scienziati e cittadini: la ricetta purtroppo fatale per creare panico e assoluta confuzione.
  3. L’informazione: In Spagna e alle Canarie gli eventi preoccupanti non sono alibi per gli scontri politici. I giornalisti fanno vera informazione ripetendo i concetti fondamentali per la prevenzione ma tutti allineati, evitando confusione. A parlare in TV sono perlopiù medici e specialisti. I politici forniscono informazioni relativamente alle loro funzioni (il ministro della sanità parla di sanità, quello del lavoro parla di lavoro, ecc.) e non esistono salotti televisivi dove persone non competenti abbiano facoltà di dire la propria su come affrontare il problema.
    Le emergenze non vengono prese come giusta occasione per creare spavento, panico e conseguentemente inoculare nella popolazione quella devastante paura finalizzata al fatto di fare sentire l'”Autorità” dello Stato come strumento unico di salvezza.
    La procedura di emergenza sanitaria non viene gestita dalla protezione civile come in Italia. Quando in televisione si vedono decine e decine di persone della protezione civile riunite con dichiarazioni a briglia sciolta si genera paura e panico nella popolazione.
  4. La vita di tutti i giorni: alle Canarie e in Spagna nessuno sta svaligiando supermercati facendo scorte come nemmeno in tempo di guerra o di carestie incombenti. La gente vive normalmente proprio perché non è massacrata 24 ore al giorno da notizie in tv tutte sul virus. Le scuole sono aperte. Gli eventi di carnevale sono tutti attivi e la gente, specie qui alle Canarie, continua la vita di tutti i giorni con il sorriso tipico del carattere canario, la voglia di divertirsi in una stupenda cornice di paesaggio e strutture. La sensazione che il cittadino percepisce è che nessuno sottovaluta il problema virus, ma la sicurezza di potersi fidare di un sistema sanitario e governativo rende il cittadino libero di prendere comunque le proprie cautele ma non confinarlo allo stato del suddito psicologico di pseudo esperti che ogni giorno forniscono dati a volte in completa discordanza tra loro (come sta avvenendo in Italia).
  5. Il clima: alle Canarie tutti i virus che amano il freddo hanno vita dura. Incluso il “corona”. La bassa umidità unita ad un clima secco e con temperature sulla costa medie di 23 gradi sono i migliori antivirus naturali in circolazione: ad esso possiamo aggiungere il fatto che i medici alle Canarie non bombardano i propri pazienti con antibiotici o cure esagerate in rapporto alle patologie lievi. Alle Canarie un banale raffreddore o influenza non si curano mai con gli antibiotici salvo casi a rischio. Questo rafforza le risorse immunitarie del nostro corpo.
  6. Il rispetto: per ultimo ci teniamo a precisare che in Spagna e alle Canarie sarebbe davvero difficile trovare casi di persone che per sfuggire ad un confinamento in zone a rischio fuggissero verso altri luoghi rischiando di contaminare altri cittadini, come sta avvenendo in Italia dove molte persone in aree rosse o gialle si sono trasferite nelle case al mare. Il senso civico degli spagnoli e quindi canari è ad alto livello ed insegnato nelle scuole dalle elementari: ci si sente molto “comunità” e si è aperti alla tolleranza ed al dialogo. Nessun italiano (nonostante altri Paesi internazionali li chiami ormai “untori”) è mai stato oggetto di scarno o episodi di intolleranza a seguito del corona virus. Gli aeroporti sono aperti pur essendo le Canarie isole a cui, se togli il turismo, l’economia sarebbe annientata.

Come italiani abbiamo tanto da imparare da queste isole, non solo per migliorare la nostra salute e vita fisica grazie a clima, ecc. ma anche per migliorare il nostro senso di sentirci cittadini del mondo.

2 risposte a “Il corona virus alle Canarie”

  1. Tramite i tuoi post, ho sempre più stima della popolazione delle Canarie… quasi temo che noi Italiani siamo visti come gli immigrati dell’Est Europa in Italia…

    1. Caro Stefano,
      purtroppo, a distanza ormai di quasi 5 anni, le cose non sono cambiate molto dal momento che siamo andati via dall’Italia proprio perché stanchi di lottare, in balia di persone incapaci designate e messe in posti strategici e di grande responsabilità senza avere la minima competenza: solo per clientelismo o favoritismi.
      Oggi se possibile è ancora peggio. Se starnutiamo in un bar la gente ci guarda non per lo starnuto, ma perché siamo italiani.
      Una intera nazione trasformata in un lazzaretto grazie da una parte ad una stampa e media malati di protagonismo e dall’altra un governo i cui massimi esponenti si comportano come i capponi di Renzo.
      Altro che orgoglio: Italia con porti aperti e scuole chiuse (un totale non senso) e dall’altra parte ci trattano peggio di appestati. Pure in Nigeria ora!
      Nelle televisioni ci vanno i fatalisti, quelli che “influenza = covid-19”, quelli che “sì ma il 15%…”, quelli che “tanto erano già affetti”.
      Virus, batteri, tutti in uno: non c’è mica differenza! Tutti esperti con la pagina di Wikipedia aperta in 10 tab di Chrome.
      Esperti cosiddetti virologi che parlano in politichese, politici che parlano da virologi. Arriva anche l’immancabile TAR che rompe i coglioni ai veri eroi nascosti: quelle persone che lavorano in ambulatori straripanti (non lo fossero mai in passato) di pseudo pazienti dove già è difficile distinguere il sano da uno non sano, figuriamoci un’incubazione per un virus da combattere senza farmaci.
      E così, tra un esperto di polmoniti virali che litiga con uno di batteriologiche si arriva allo scontro finale fatto di termini incomprensibili e magari quale vaffa in diretta.
      Alla fine nessuno capisce ma ci si ammazza a fare incetta nei supermercati, convinti che a breve arriveranno pure gli zombie in attesa che un Rick Grimes li stermini.

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